giovedì 26 marzo 2009

AREZZO E IL BOULEVARD.


Già la parola in se appare impropria visto che, stiamo parlando, in questi giorni di viabilità aretina o per meglio dire italiana, e non francese. Ma aldilà del francesismo occasional,e mi preme capire se questa che verrà approvata, sarà la scelta urbanistica appropriata per Arezzo e i suoi cittadini. Dico questo perché il boulevard altro non è che un viale alberato quasi sempre a percorso concentrico che nella tradizione urbanistica ottocentesca, serviva come infrastruttura con percorsi concentrici , classica circonvallazione urbana , vedi i noti boulevard parigini (Haussmann) sotto il secondo impero.Quindi verificato che i Boulevard non centrano niente con il nostro problema, il tutto si concretizza nel pensare di modificare l’asse trasversale di via Roma -via Crispi. La cosa così pensata, non mi appare poi così felice in quanto ,come tutte le soluzioni che portano trasformazioni o innovazioni, appaiono in prima istanza cariche di emotività positiva, ma riconducendo l’idea ad una analisi scientifica, la soluzione non può essere avulsa da un problema urbanistico complessivo che riguarda la città. In sostanza non è che se applichiamo uno spoiler ad una cinquecento questa diviene automaticamente una Ferrari..Analizzando l’idea, dovremmo allargare i marciapiedi da ambo i lati riducendo la carreggiata in una dimensione che appena sopporterebbe il traffico a senso unico. La presenza di alberature non rispecchierebbe la simmetria perché davanti ai Portici, gli alberi non hanno ragione di essere. I Portici sono già di per se un percorso privilegiato pedonale gerarchicamente importante e non si possono sovrapporre ad alberature. La strada che di per se ha una vocazione direzionale per la forte presenza di istituti bancari, si rende per ruolo, una strada di scorrimento veloce e non ha certo, nella sua natura, la vocazione a passeggiata o vetrina continua ,così come i bar non hanno una destinazione per cui è giustificata la sosta con tavolini. In sostanza, questi non sono luoghi della città con vocazione di permanenza meditativa, infatti non lo è più neanche piazza Guido Monaco, anche se si cerca di rivalutarla inutilmente, essendo nella sua natura un enorme spartitraffico e come tale rimarrà. Certamente i cittadini che promuovono idee e soluzioni , dimostrano attaccamento alla loro città , infatti credo che siano da ammirare e incoraggiare, ma gli amministratori hanno un altro ruolo. Coloro che amministrano una comunità, devono avere i piedi per terra. A loro non è permesso cavalcare idee a prescindere nell’onda di un entusiasmo collettivo, quasi in cerca di un consenso che va di giorno in giorno sempre più scemando. Non scherziamo con il futuro della città. La cosa è seria ed eticamente importante. Abbiamo un piano strutturale in atto, corredato di tanti meccanismi che si relazionano tra loro, il traffico e la viabilità, lo scorrimento delle arterie di ingresso e uscita, i relativi flussi di scorrimento, gli standard urbanistici e le dotazioni pertinenziali, i parcheggi , mille e poi mille meccanismi che si relazionano tra loro per assestare un equilibrio complesso e fragile.Già la città soffre di scorrimenti trasversali rispetto agli assi ortogonali. Infatti, come si può facilmente intuire, sviluppandosi verso sud, la città si sta allungando , e mancano collegamenti trasversali che consentono alternative di percorrenza. Tra l’altro, via Roma e via Crispi, sono l’unico asse trasversale all’interno della città intramenia, quindi pedonalizzando anche questa strada, penalizzeremo ancora di più il centro storico. Le grandi e piccole città europee, partono da criteri di pianificazione urbanistica più metodologici e più scientifici dei nostri, mettono l’interesse cittadino al di sopra delle parti , interpretano la città come un meccanismo contemporaneo che deve funzionare con la perfezione di un orologio, e quindi, con metodo, prima si fa le infrastrutture e i servizi, poi le trasformazioni urbanistiche - architettoniche,così come nel nostro caso, prima si fa i parcheggi, poi si organizzano i servizi, ed infine le trasformazioni contestualizzate in un meccanismo generale che si chiama città.Niente e poi niente in questa materia si analizza fine a se stessa , ma lo si inquadra in un progetto generale ,tra l’altro dovremmo renderci conto, che a forza di pedonalizzare il centro storico, non abbiamo più negozi e botteghe artigiane, ne frequentazioni di vita cittadina in senso lato; la città storica sta perdendo così la sua naturale vocazione di cuore della comunità per divenire, un enorme dormitorio. In sostanza, un bel dormitorio per chi ci abita ma che nell’analisi urbanistica generale è definibile come una periferia. Si, perché questo è purtroppo divenuto nella sostanza il centro della città. Quindi, non dobbiamo lamentarci se in piazza Vasari non vi è movimento di gente e interessi vari, se in piazza S.Francesco o nei pressi le attività chiudono. A forza di pedonalizzare, il nuovo centro nevralgico della città, diventerà…Rigutino. Ovviamente, esagerazioni a parte , in buona sostanza, ho voluto rimarcare un fenomeno vero,un fenomeno che deve far riflettere necessariamente coloro che hanno la responsabilità di governo di questa comunità, senza prendere decisioni avventate che comprometterebbero il futuro della città.

Arch. Roberto Severi

Vice Presidente provinciale La Destra Arezzo

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